Non si vive di sola Asia e lo scenario dei mercati emergenti tradizionali, ormai “emersi” , vede gli investitori rientrare sull’obbligazionario sovrano e corporates con una predilezione sull’America Latina , ma ovviamente con i dovuti distinguo. L’allontanamento dello spettro del tapering, o comunque la certezza che la Yellen manovrerà con gradualità in coordinamento con le raccomandazioni dell’IMF, dà respiro alle strategie sui mercati “oltre il G7” riaprendo la strada ai flussi verso i fondi specializzati.
Messico, Cile e Perù son le scommesse vincenti mentre l’Argentina e’ sempre più alla deriva economica e il Brasile che vede nel frattempo il Real ha recuperare terreno nei confronti dell’euro e la Borsa confermare un target finale verso quota 60mila dopo aver superato di slancio la quota 50mila. La vendita dei biglietti del Mondiale di Calcio 2014 sale a livelli record e fa dimenticare i primi scontri della campagna elettorale per le prossime elezioni che vedono la Presidente Roussef calare nei sondaggi, dal 58% dei consensi dello scorso Marzo, dopo le proteste di piazza.
Nonostante le politiche monetarie in America Latina restino divergenti con il Messico che continua a tagliare i tassi nonostante l’apprezzamento della divisa, Brasile e Cile restano impostati sul rialzo dei tassi mentre il Peru’ resta neutrale preferendo un allentamento della riserva obbligatoria per cercare di dare supporto alla ripresa dei consumi in un contesto inflazionistico comunque favorevole.
Ci si concentra quindi su quei Paesi che all’ombra del colosso brasiliano hanno fatto passi anch’essi da gigante dal punto di vista economico e finanziario. Il Messico e’ un punto fermo delle strategie in local currency, come più volte ricordato, ed ha trovato ulteriore spinta dalle manovre Usa della Fed , da un contesto di bassa dipendenza dalle commodity e da un piano di riforme che ha convinto gli investitori. La correlazione poi tra la divisa e l’S&P resta elevata anche in vista del prossimo taglio dei tassi di 25 bp.
Sul peso cileno e per la divisa peruviana (PEN)il rally dei prezzi sui metalli a fronte di dati cinesi stabili e incoraggianti ha compensato le turbolenze americane. Il legame tra i mercati sudamericani e il ciclo cinese per questi Paesi si e’ intensificato dal 2005 quando i rapporti commerciali Sud-Sud hanno iniziato a intensificarsi e la Cina ha accresciuto le sue necessita’ sulle commodity.Dalla stretta dipendenza del Brasile, anche per Cile e Peru’ il 20% delle esportazioni di metalli e beni agricoli vanno alla Cina, e’ evidente come quest’ultima influenzi strettamente le dinamiche economiche di questi Paesi esattamente come nel caso australiano e di alcuni Paesi asiatici.
Ed e’ proprio dalla crescita degli scambi commerciali che questi Paesi hanno rafforzato le bilance commerciali anche se la diversificazione degli stessi, e’ inferiore alle altre aree emergenti visto che le esportazioni sono concentrate sulle commodity.La forte domanda interna ha poi creato il presupposto per incrementare i deficit di parte corrente che pero’ nel caso di Cile , Peru’ e Messico, (differentemente dal Brasile) , sono interamente coperti dai flussi di investimento dall’estero (FDI) .Il trend sulle riserve internazionali , ininterrotto negli ultimi 20 anni , ha visto le riserve cumulate di area sfiorare gli 800 mld di USD ma ora sta subendo una battita d’arresto perche’ le priorita’ dei Governi son tutte rivolte ad una gestione ottimale della bilancia dei pagamenti, attualmente ancora in surplus.Bilancia dei pagamenti aiutata anche dai flussi di portafoglio che continuano ad essere attratti dalle opportunita’ rappresentate dalle nuove emissioni corporates e non solo.
Cile , Peru’ e Messico mostrano livelli di crescita economica attesa per il prossimo anno tra il 4 ed il 6% , i migliori dell’area, e restano al centro dell’attenzione di quegli investitori che cercano di trarre dalla correzione sui mercati emergenti le migliori occasioni di rientrare ma adottando una selezione piu’ capillare all’interno delle aree continentali. Questi Paesi , tutti posizionati sensibilmente meglio dell’Italia nella classifica “Doing Business 2013” stanno diventando inoltre meta di investimenti italiani non solo per il settore industriale e infrastrutture ma anche per quello energetico e delle energie rinnovabili.