Mentre sulla guerra in Siria dopo tre anni di guerra civile si contano oltre 140.000 morti, tra i quali 7000 bambini, e milioni di profughi e continua il silenzio delle istituzioni internazionali, il delegato Usa Kerry ha fallito malamente anche nei negoziati israelo-palestinesi ed ora si appresta ad un incontro con il Ministro della Difesa russo Lavrov a Bruxelles dal quale non sono attese novità sostanziali.
Le accuse reciproche vedono da una parte gli ucraini accusare milizie filorusse di intrusioni sul territorio a provocare reazioni incontrollate nella parte occidentale e dall’altra contatti ufficiali con Pentagono e Cia vedono gli Usa molto vicini al Governo provvisorio in carica in Ucraina.
Aldilà della disponibilità dei donors a sostenere il Paese la Russia che ha speso cento volte quanto elargito negli ultimi 10 anni dall’Unione Europea, sta stringendo i cordoni della borsa sia per quanto riguarda i finanziamenti promessi che per i debiti pregressi. L’” annessione” della Crimea non basta alla sicurezza russa perché la perdita della funzione di “Stato cuscinetto” dell’Ucraina vede la determinazione di Putin a considerare anche le altre province filorusse nei suoi piani di stabilizzazione dell’area.
Il messaggio per la “periferia russa” è chiaro, obiettivo finale far passare la linea federalista in Ucraina magari grazie ad un nuovo Presidente che accontenta tutti come Petro Porosenko candidato alle prossime elezioni del 25 Maggio e con un 25% dei consensi gia’ raccolti.Un oligarca che ha saputo stare nelle retrovie dei tre leader dell’opposizione durante le proteste di Maidan e che come Ministro degli esteri della Tymosenko ha saputo conquistarsi la stima sia dell’occidente che dei russi.
La questione energetica si intreccia così con le preoccupazioni delle repubbliche caucasiche che aderiscono all’Eastern Partnership voluta da Polonia e Svezia e che hanno aderito anche al Partenariato Occidentale con l’UE, che è stato il catalizzatore di questa vicenda che ha portato ad un vero e proprio “pantano” giocato sui nervi dei mercati europei.
Anche perché in assenza di una politica estera comunitaria nonché di una politica estera Usa che vada aldilà dei tatticismi da videogioco unito ad un buon uso dei media, sicuramente gli Usa con una spesa militare a ridosso dei 700 mld di dollari rispetto ai 95 mld di dollari Usa dei russi hanno un pregresso storico di influenza politico militare nelle ben note vicende di Cile, Panama, e in generale nel “cortile di casa” latinoamericano sino all’Afghanistan da nave-scuola verso le mire russe nell’area.
Risultato che il parziale recupero sui flussi verso i mercati emergenti si dimostra nella sua chiarezza un investimento di portafoglio “toccata e fuga” come dimostrato dalla correzione delle Borse emergenti e prese di profitto su quelle che recentemente avevano corso troppo come la borsa indiana e brasiliana. L’escalation del conflitto aumenta l’avversione al rischio e favorisce il dollaro Usa nonché l’acquisto di Treasuries con il trentennale ai minimi degli ultimi 9 mesi. Le manovre laterali dei cinesi che stanno accellerando sul processo di internazionalizzazione dello yuan con accordi di cooperazione sempre piu’ intensi e diffusi nel continente europeo preoccupano gli Usa che cerca di non farsi dispiacere un rafforzamento del biglietto verde a consolidare le sue quote nelle riserve internazionali, onde assorbire meglio future erosioni di placing power.
Il recente dato dell’inflazione UE di Marzo poi smentisce il vice di Draghi Costancio e porta dritto a “misure non convenzionali “ da parte della BCE per Maggio , quindi un altro elemento a favore della debolezza dell’euro, alimentando così l’aspettativa degli analisti di vedere la rottura del corridoio che caratterizza il cross EUR/USD ormai da mesi, ed approdare a quell’obiettivo di 1.33 che ci consolerebbe dal dover subire gli effetti della questione ucraina sulla bolletta energetica ma che ci dà la possibilità di consolidare il consenso sui periferici europei, e non solo, strappando qualche flusso al “ricovero americano” di prima istanza, anche perché i mercati azionari Usa nei fatti risultano molto meno attraenti di quelli europei.
Se eviteremo di farci imbrigliare in sanzioni e manovre militari fallimentari, nella prospettiva dei Paesi coinvolti, come è stato il recente conflitto nel Mediterraneo del 2011 forse l’Unione Europea si sfilerà dal braccio di ferro tra Usa e Russia e riporterà i principi dei Trattati al centro di una disputa che vola molto più in alto delle apparenze rispetto ai suoi reali obiettivi geopolitici, e che non conviene ne’ a Obama ne’ a Putin portare alle estreme conseguenze.