I recenti fatti in Ucraina e soprattutto gli scontri tra filo russi di Donetsky e nazionalisti ucraini che hanno portato all’abbattimento dell’aereo malesiano hanno indebolito le relazioni con l’Occidente e stanno condizionando il sentiment degli investitori verso i mercati finanziari russi. La Borsa russa perde dall’inizio dell’anno circa il 14% , sui minimi del Giugno 2013, mentre il CDS si e’ allargato di circa 70 bp sul 10 anni a 278 bp. Mentre il rublo russo perde oltre l’8% verso dollaro usa e circa il 6% verso euro.
Il sogno neoimperialista di Putin, forte di un consenso in patria che supera l’85% si infrange sulla barriera delle sanzioni sollecitate dagli Usa. La fase di sanzioni detta 3.0 e’ stata avviata non con una certa riluttanza da parte di alcuni Paesi UE, e gli analisti prevedono una diminuzione del PIL per la Russia dello 0.5% per quest’anno, cercando di evitare un dato negativo per il 2014 e quindi con un possibile recupero solo a fine anno. Il Cremlino reclama una crescita all’1% per quest’anno contro un dato negativo del 2% previsto dalle banche d’affari estere. Inevitabili le pressioni date dai deflussi di portafoglio e difficolta’ sul lato bancario dato il coinvolgimento nelle restrizioni delle principali banche russe .E cosi’ ci si attende una diminuzione delle importazioni che faranno aumentare il surplus commerciale e di cosi’ quello di parte corrente.
La Banca Centrale mettera’ probabilmente mano alle riserve internazionali per supportare la liquidita’ per banche e corporates coinvolte che evidentemente sono in difficolta’ nell’accedere direttamente ai mercati internazionali. Ma con oltre 478 mld di dollari Usa in riserve pari al 25% del PIL gli scossoni su spread e tenuta economica del Paese restano limitati, e cosi’ sul lato scadenze e pagamenti sui relativi prestiti obbligazionari.Gli ultimi lanci di agenzia poi sulla sentenza dell’Aja sulla questione Yukos ed un possibile rimborso di 50 mld di usd agli ex azionisti pero’ fanno intuire la complessita’ ed il livello delle pressioni finanziarie su Mosca .
Le banche europee maggiormente esposte verso la Russia sono situate in Austria, l’Olanda, la Francia, la Germania e l’Italia e la situazione attuale ha causato anche in questo caso un cambiamento di rotta di alcuni fondi importanti che avevano accumulato posizioni sull’azionario europeo , ed in particolare sulle banche, e che si son riposizionati in parte sull’azionario emergente in attesa di ulteriori valutazioni sulla ricaduta della saga russa.
Con scambi commerciali verso gli Usa per 44 ml d $ e verso l’UE per 390 mld di $, la partita delle ritorsioni russe e’ gia’ cominciata, si parla gia’ di restrizioni e/o divieti alle linee aeree europee per le tratte transiberiane, il che aumenterebbe il costo dei voli verso l’Asia, e quindi Air France, Lufthansa e British Airways, ovviamente il rovescio della medaglia sarebbe il mancato incasso delle commissioni di transito da parte di Aeroflot. Nonche’ di boicottaggio verso le attivita’ Usa come nel caso di Mc Donalds ed alcune altre importanzioni da Paesi allineati come la Polonia.
Ed anche dall’altro lato arrivano gia’ le risposte con la decisione del Governo tedesco di annullare l’accordo sugli armamenti per 120 ml eur. E se la Germania valuta che, con un export verso la Russia gia’ in fase calante, i danni dalle sanzioni potrebbero essere limitati, la Francia per contro cerca di prendere il largo dalle decisioni UE, perche’ le difficolta’ economiche attuali che sta attraversando non gli permettono di alinearsi alle sanzioni arrecando così pesanti danni all’industria francese navale e della Difesa.
Ma tranquilli ci pensa la Svizzera a riscattare la Russia dalle difficolta’ offrendosi per la gestione dei conti bancari russi nonche’ per il regolamento dei relativi scambi commerciali , petrolio, gas e grano in primis, verso l’UE. Mentre il dibattito sul gasdotto South Stream vede almeno 6 Paesi UE obiettare al cambio di visione della Commissione europea per quella che doveva essere la soluzione per evitare il passaggio “minato” dall’Ucraina delle forniture di gas russo.
La cautela degli investitori e’ legata al medio termine e correlata ad una complessa soluzione della situazione ucraina , ove la Russia potrebbe accontentarsi della Crimea , gia’ inglobata, e togliere il supporto “ufficiale “ ai filorussi, lasciando quindi un fardello non da poco all’UE . Infatti negli ultimi dieci anni si calcola la Russia abbia investito oltre 50 mld di dollari usa per la tenuta economico politica dello “stato cuscinetto”, l’Ucraina.
Riassumendo quindi la Russia resta al centro del riequilibrio geopolitico in corso : ove la Cina cerca di rompere il cerchio magico dell’alleanza USA/UE con nuovi investimenti diffusisi negli ultimi 5 anni a macchia d’olio anche in Italia e Grecia, mentre gli Usa giocano di sponda con il summit africano incuranti che la Cina è il più importante donors per il continente africano, più che la Banca Mondiale . Ed anche in Latam i cinesi hanno rafforzato le loro posizioni con Venezuela , Argentina e Brasile, oltre al controllo di parte del Canale di Panama ed il nuovo progetto con la Russia per il Canale in Nicaragua. Quindi gli americani usano l’arma delle sanzioni per mettere alle corde la Russia alienando così un importante mercato per l’UE, sia per l’export che per l’import energetico. E alla fine la Russia rafforza i suoi rapporti con Cina e la nuova cordata Eurasiatica chiudendo il primo set dei giochi “estivi” della geopolitica. In Medio Oriente i rapporti russi con l’Iran si raffreddano invece, e solo il destino delle sanzioni ormai sembrano unirli contro gli Usa mentre sicuramente Cina, Iran e Russia restano i piu’ grandi esportatori di armi verso il Medio Oriente . Putin non mollera’ la guida della superpotenza russa ma necessariamente dovra’ correre ai ripari in meno di 6 mesi per far ripartire il mercato domestico e recuperare sugli investimenti per convincere le agenzie di rating, che hanno confermato l’outlook negativo, che la BBB e l’investment grade non si toccano!