Il Governatore della Bce Mario Draghi ha appena lanciato un’ultima ciambella di salvataggio alla Grecia. Draghi ha confermato la disponibilità ad acquistare bond greci ad accordo avvenuto, stroncando ogni strumentalizzazione politica di Tsipras sull’operato della Bce. Dopo mesi di trattative, siamo dunque più o meno allo stesso punto: per i greci, la drammaticità della storia di Zorba il Greco si ripropone nell’illusione di una popolazione di aver votato un Governo (ritenuto) abile a salvare dal baratro un Paese che aveva barato sui conti entrando nell’UE, grazie ai sofisticati consigli degli esperti di una banca d’affari (i.e. Goldman Sachs). Gli stessi esperti di Goldman Sachs che qualche mese fa pronosticavano uno spread BTP/Bund alle stelle, perché giustamente meglio di altri conoscevano la situazione.
Stupisce poi l’atteggiamento dell’FMI che dopo aver caldamente fatto pressioni alla Yellen su quando alzare i tassi, venerdì scorso, a meno di un’ora dalla chiusura dei mercati, ha lasciato il tavolo delle trattative per poi fare una richiesta alquanto particolare di riduzione delle spesa militare proprio mentre gli Usa si apprestano ad incrementare la loro presenza militare nelle repubbliche baltiche ed in Polonia.
L’ennesima speranza di un accordo “decisivo” resta dunque agganciato al prossimo Eurogruppo del 18 giugno, nonostante la stampa tedesca parli sempre più apertamente di default greco ed anche i tedeschi hanno decisamente perso la pazienza. Tsipras con Varoufakis come Zorba e Basil nel film mantengono un atteggiamento belligerante incuranti del fatto che quale che sia l’esito della saga saranno i cittadini greci a pagarne il prezzo. In breve: o Tsipras fa un passo indietro o la Bce smette di supportare il sistema bancario greco e sarà la fine anche per Syriza al potere. Il premier greco ha perso 6 mesi in balletti inutili e lenti essendosi alienato anche possibili alleati come Francia e Italia, per non parlare delle affermazioni di Varoufakis che richiamando la Teoria dei Giochi ha teorizzato un effetto domino sui periferici che non ci sarà grazie alla BCE e al QE in corso.
Ma ovviamente gli investitori esteri sono alla finestra spaventati nonostante l’evidente interesse per gli asset europei: si parla di decine di miliardi pronti a rientrare nuovamente sui mercati periferici ma vengono bloccati da una volatilità in cui sguazzano gli stessi esperti di cui sopra che hanno recuperato velocemente le multe degli ultimi mesi, giocando a dadi sui mercati europei e sulla divergenza delle curve con un movimento sui tassi mai visti nella storia dei mercati per rapidità ed impatto.
Ora si è passati ad una roulette russa per Tsipras: deve decidere se andare alla deriva come l’Argentina o sperare come il Venezuela che un Paese non allineato lo finanzi a vita, restandone ostaggio nel bene e nel male. Ma così rischia anche un implosione civile come in Ucraina. Volente o nolente l’UE è e resta l’ultima ancora di salvezza per i greci, che nei sondaggi dimostrano più consapevolezza di chi hanno votato.