Sempre per aiutare a tenere viva l’attenzione sui mercati internazionali anche nel periodo estivo e in assenza dello scoppio della tanto agognata, per molti analisti, “bolla” immobiliare ecco che un’altra bolla prontamente a soddisfatto gli appetiti di tutti i cigni neri e gufi del mondo. Dopo aver accumulato una perdita oltre il 30%, e ben oltre sull’indice delle PMI, gli indici cinesi hanno recuperato in due giorni il 15% .Un recupero dovuto in gran parte all’intervento del Governo e che è stato accompagnato anche ad un eccesso di informazioni lacunose che non tengono conto delle specifiche tecniche di un mercato sul quale il Governo cinese è ancora all’opera con un piano di liberalizzazione graduale che evidentemente è andato in corto circuito e necessita di una riflessione su modalità e tempistiche.
La sospensione delle IPO previste e le misure di sospensione per il 50% delle azioni del sottoindice unitamente alla creazione di un fondo di stabilizzazione per 19 mld di dollari Usa al quale partecipano i principali broker domestici ha in parte fatto rientrare l’allarme ma ha contemporaneamente costretto molti fondi a ridimensionare la loro esposizione sulle azioni del listino A cinese, dominati dagli investitori privati, e su quelle del listino H ad Hong Kong. Il tutto mentre era già stato avviato una serie di interventi sulla liquidità del tutto simili ai quantitative easing messi in atto da Fed e BCE. Se è vero che la Banca Centrale cinese (PBOC) non interverrà su tassi e riserva obbligatoria è forte di una posizione solida, con oltre 3.8 trl di dollari Usa di riserve internazionali, invece il Governo ha una maggiore capacità di manovra grazie anche ad una struttura statalista che agisce in maniera decisionale per implementare misure di contingenza senza bisogno di discussioni politiche interne. L’impegno ad evitare un rischio sistemico è evidente e l’obbligo imposti ai possessori di quote significative, superiori al 5%, di azioni a non venderle per i prossimi 6 mesi la dice lunga sulla capacità di imprimere gradualità al processo di deleveraging che aveva visto parte dei 90 milioni di risparmiatori coinvolti nel listino PMI ricorrere spesso a prestiti mirati al trading.
Il Premier Li ha sottolineato come a Maggio e Giugno si son visti i primi segnali di miglioramento congiunturale e rispetto al dato del PIL dell’anno scorso al 7.4%, le aspettative restano ancorate ad un consolidamento del dato al 7% per quest’anno. Il maggiore impegno delle Autorità di Mercato, (CBRC), è volto alla verifica dell’esposizione delle banche nei confronti della leva usata per intervenire sul mercato azionario per cercare di evitare quanto possibile un effetto di trasmissione diretta sull’economia reale e quindi sui consumi, sui quali il Governo a sua volta sta investendo in misure di stimolo a sostegno di un rinnovato modello economico basato proprio sulla domanda interna.
Insomma l’attenzione imposta dalle questioni geopolitiche e di confronto tra Usa da un lato e Russia –Cina dall’altro ha visto il Governo cinese intensificare quel processo di accelerazione sull’ internazionalizzazione dello yuan rembimbi da un lato ed il completamento del processo di liberalizzazione dei mercati e dei servizi finanziari. Un Governo che rincorre i mercati crea sempre preoccupazione ed è indice di fragilità, cosa che quello cinese non può permettersi e che lo costringe ora a tornare a focalizzarsi prima di tutto sul completamento della riforma delle imprese statali e di quelle misure che vanno a incidere su produttività e competitività ove l’ingente ricorso alla robotica degli ultimi anni da solo non basta evidentemente. Per un Paese dedito alla pianificazione di lungo termine che ha sempre garantito indubbi successi economici le vie brevi sono più ostiche e complesse da attuarsi e così attenderanno tempi migliori per vedere lo yuan pienamente convertibile fino a quando non avranno risistemato le regolamentazioni dei mercati azionari e ridotto il fenomeno di shadow banking, nonostante le ambizioni degli altri BRICS e il lancio della AIIB , ente multilaterale cinese.
Indubbiamente la correzione ha aperto la strada a nuove opportunità sul comparto e confermando una visione ottimistica per i mercati dell’Asia settentrionale soprattutto visto il ridimensionamento del rapporto tra prezzo e valore contabile rientrato sull’indice MSCI China ai livelli del giugno 2013, ma per ora gli effetti negativi sulle commodities e la preoccupazione sui tempi di assestamento del piano di riforme interno resta da deterrente a nuovi massimi.