Grazie all’azione di governo di Modi, il paese vede una crescita in accelerazione al 7,5% per il 2016 con un’inflazione sotto il 6% e una politica monetaria stabile
Nonostante le difficoltà nelle quali versano i Paesi emergenti, legate non solo al rialzo dei tassi Usa ma soprattutto ad un aggravarsi delle condizioni politiche ed economiche, c’è un Paese che si distingue e guida una possibile riscossa almeno per quelle realtà che beneficiano del ribasso dei prezzi del petrolio.
L’India vede una crescita in accelerazione al 7,5% per il prossimo anno con un’inflazione che resta sotto il 6% e una politica monetaria stabile. La Banca Centrale potrebbe ancora agire riducendo il tasso repo ma più probabilmente si prenderà una pausa di riflessione in attesa della stagione dei monsoni.
L’effetto dell’azione di governo di Modi, il Premier che da un anno e mezzo guida il Paese, dopo un avvio di mandato tiepido, ora sta raccogliendo i frutti della stabilità politica e di un decisionismo che sta pagando su tutti i fronti. E se i dati macro fondamentali migliorano sono soprattutto gli investimenti dall’estero che si stanno rafforzando supportando un recupero della divisa nelle ultime settimane.
Il segreto del “miracolo” indiano risiede nell’irrobustimento della domanda interna che, unitamente ad una politica accorta sugli investimenti pubblici, ha permesso di non fare passi indietro sulla crescita del Pil. Indubbiamente il rovescio della medaglia consiste nella situazione di arretratezza economica delle zone rurali che resta ancora in stallo e pesa sui consumi, e nell’andamento degli investimenti delle Corporates, maggiormente influenzati dalle incertezze globali.
Con un deficit di parte corrente estremamente contenuto, a ridosso dell’1,5% e interamente coperto dai flussi di investimento dall’estero (FDI), il Governo ha mani libere per poter implementare il piano di ottimizzazione fiscale che prevede una riduzione della corporate tax dal 30 al 25% per i prossimi quattro anni e quello infrastrutturale che vedrà la nascita di oltre 100 nuove “smart cities” nonché l’implementazione nella produzione manifatturiera di prodotti “made in India”, anche grazie al Fondo Nazionale per gli Investimenti Infrastrutturali. Modi si sta giocando una sfida per poter anche ottenere un consenso diffuso dalle case di rating e veder consolidato il merito creditizio investment grade ottenendo qualche miglioramento nell’outlook già nei prossimi mesi.
Queste dinamiche economiche favorevoli hanno permesso una riduzione del debito esterno a breve termine rispetto al Pil e alle riserve internazionali, queste ultime restano peraltro copiose avendo raggiunto la ragguardevole cifra di 300 miliardi di dollari. Gli sforzi di intervento di un Premier cha ha alle spalle grandi successi nella gestione del Gujarat , uno degli stati più ricchi del Paese son stati premiati anche dalla classifica Doing Business per la riduzione del livello di corruzione che dilaga da sempre in quella che viene denominata come la più grande democrazia del mondo, data l’estensione della popolazione governata da un sistema democratico multipartito.
Per quanto la divisa indiana non sia ancora pienamente convertibile, per ciò che attiene alle operazioni a termine che infatti vengono effettuate tramite gli Ndf ( non deliverable forwards), ci si attende un rilancio degli investimenti di portafoglio sia in titoli di Stato che in azioni grazie anche a previsioni favorevoli alla rupia indiana, stimata in netto recupero per il prossimo biennio ed in vista della chiusura del ciclo ribassista sui tassi di interesse.
Per il Premier Modi, leader del partito nazionalista di centro destra, la recente sconfitta nello Stato del Bihar a favore della grande alleanza laica deve però essere un monito in vista delle prossime scadenze elettorali perché la miccia dei dissapori sociali e religiosi è sempre accesa, e le rivendicazioni degli indù rispetto alle minoranze cristiane e musulmane si fanno sentire in maniera sempre più diffusa.
La nuova alleanza centrista però, secondo la maggior parte degli analisti, darà ulteriori stimoli a Modi per il suo piano di sviluppo del Paese ed offre un possibile riequilibrio alle forze in campo rafforzando un dialogo costruttivo tra partito di Governo e opposizione.