La nuova era del Presidente Macri si apre con un decisionismo coerente sulla questione del debito, per ottenere il via libera e ripresentarsi sui mercati internazionali con un Paese che si riprende il suo orgoglio al centro del Mercosur, in un momento di gravi difficoltà di Brasile e Venezuela.
Raggiunto un accordo con i creditori per 6,45 miliardi di dollari Usa, dei quali 4,65 con i quattro fondi “avvoltoio” americani, ora si attende l’annullamento definitivo delle ingiunzioni legali sollevate dal cinico e inossidabile Giudice Griesa, dopo il regolamento dei pagamenti e l’approvazione del Parlamento argentino per la modifica alle leggi bloccanti dell’accordo, legate alla precedente amministrazione.
Con il 14 aprile si potrà dire la parola fine a 15 anni di contesa legale tra lo Stato argentino ed i suoi creditori per la madre di tutti i fallimenti sovrano avvenuto nel 2001 per 82 miliardi di dollari, nel quale dopo un finanziamento del Fmi l’Argentina fallì sia sul debito esterno che quello interno e verso gli enti multilaterali contemporaneamente. Nel nuovo accordo rientrano anche i 15mila risparmiatori rappresentati dalla Task Force Argentina.
Anche l’arrivo di una folta delegazione cinese a Buenos Aires per festeggiare l’anniversario delle relazioni diplomatiche tra Cina e Argentina e l’insediamento del nuovo Ambasciatore Diego Guelar hanno visto Macri molto attivo e riprendere il filo del discorso su quella proposta lanciata dai cinesi per un nuovo accordo tra Mercosur e China del 2010 e finalizzare l’apertura di un nuovo trade center in Shangai dedicato ai prodotti argentini.
Attualmente la Cina è il più importante partner commerciale per Brasile e Cile ed il secondo partner strategico per Perù, Venezuela, Bolivia ed Uruguay. Per contro il colosso automobilistico cinese Lifan ha iniziato un piano di diffusione in America Latina proprio partendo da Buenos Aires, a dimostrazione come il cambio radicale del modello cinese con un nuovo impeto all’esportazione di prodotti propri di alta gamma sia in pieno sviluppo, con grande preoccupazione per le case europee operanti nel continente sudamericano. Per non parlare della ripresa delle importazioni di soia, che sono un pilastro dei rapporti commerciali con i cinesi.
Sono bastati tre mesi quindi per vedere l’avvicendarsi delle delegazioni dei principali Paesi G7 e quella dell’Ue sul territorio argentino e/o supportare il nuovo corso di Mauricio Macri. Il settore dei mercati emergenti vede ben poche opportunità chiare al momento come Messico e Russia e molti Paesi in grave difficoltà politiche come la Turchia e il Brasile o creditizie come i Paesi del Golfo e il Venezuela.
Per l’Argentina, le sue province e le sue Corporates principali è un momento d’oro per recuperare quote di mercato essendo sottopesata nei portafogli di molti fondi dedicati. Macri sta lavorando duramente per fare uscire il Paese definitivamente dalla stagflazione, dimezzando l’inflazione e riducendo il deficit di parte corrente e riportarlo sotto il 5% per quest’anno e per convincere le case di rating a riportare il Paese verso una singola B almeno uscendo dal grado di selective default che permane da lungo tempo.
Cristina Kirchner come Dilma Roussef vede la sua stella offuscata ,anche dopo aver lasciato il potere , da uno strascico giudiziale molto pesante e con l’accusa di aver manipolato il cambio con la vendita di prodotti derivati al di sotto del valore effettivo di mercato, causando così ingenti perdite anche alle riserve valutarie della Banca Centrale, ridotte ai minimi dal Governo della Presidenta.
A ciò si aggiungono altre accuse di riciclaggio e corruzione per non parlare dello spettro dell’omicidio Nisman. La morte del magistrato ucciso il giorno prima della pubblicazione di un dossier che accusava direttamente proprio Cristina Kirchner di aver nascosto il coinvolgimento dell’Iran nell’attentato al centro ebraico della capitale nel 1994, dove morirono 85 persone.
L’Argentina ha decisamente cambiato passo e il Tango si balla secondo diversi stili: dal Tango Escenario tutto figure ed acrobazie al Tango Milonguero che si balla più modestamente, strettamente abbracciati e con i piedi ben piantati a terra. Il popolo argentino era stufo degli “adornos”, gli abbellimenti scenografici della Kirchner, ed ora con Macri cammina a passo misurato ma fiero verso un recupero del consenso internazionale sul Paese senza malinconie ma con nuove certezze, che sembra rivedere sul palco il grande Gavito, e il suo orgoglio “criollo”.