Non c’è niente da fare il tema dell’anno è: come sopravvivono i sistemi bancari internazionali nell’era dei tassi negativi? C’era chi pronosticava un periodo limitato e chi sta “gufando” una nuova era geologica per i mercati finanziari ma soprattutto per investitori che non vedendo più remunerate le liquidità di conto corrente inevitabilmente alzano l’asticella del rischio nel portafoglio anche perché è sempre difficile o comunque ci vuole tempo prima di ridimensionare le aspettative di redditività a questo nuovo mondo a tassi zero.
Se già per Danimarca, Svezia e Svizzera i tassi negativi sono una realtà operativa dallo scorso anno ed un terzo dei titoli di Stato UE sono in territorio negativo è anche vero che nei libri di testo i riferimenti sono praticamente nulli e da qui lo sconforto di molti economisti ed analisti costretti a individuare scenari perlopiù ipotetici.Per adesso la politica BCE ha permesso di mantenere schiacciato il valore dell’euro aiutando di fatto gli esportatori ma sul lato inflazione i risultati non ci sono e la crescita di eurozona continua ad essere rivista in lieve ribasso rispetto alle attese. Certamente ci si attendeva un effetto sugli impieghi del sistema bancario dirompente ma la concomitanza con l’avvio dell’applicazione della normativa sul bail in e le preoccupazioni sul livello dei NPL, i crediti deteriorati, ha fatto elevare barriere al credito facile, che non vanno esattamente nella direzione più auspicabile.E forse il fatto che l’inflazione in Svezia sia a zero dal 2013 non e’ un auspicio dei più incoraggianti, nonostante abbia abbracciato la politica dei tassi negativi dallo scorso febbraio. Forse solo in Danimarca si rileva qualche successo nella stabilizzazione della sua divisa e con un PIL atteso al +1.6% quest’anno.
La preoccupazione maggiore resta sempre nell’osservazione del caso danese e svedese ed in particolare sui prezzi delle case e sull’acuirsi di paure di nuove bolle immobiliare nelle grandi città ove il ricorso ai mutui e’ stato favorito dalla decurtazione sul lato del tasso di interesse grazie ai tassi negativi. Ed osservando paesi UE come l’Italia dove c’è stata una corsa al ribasso sul tasso dei mutui delle case il rischio di vedere effetti simili sul real estate sono molto probabili. Per adesso solo la Svizzera sta facendo pagare lo 0.75% sui conti correnti per tenere la liquidità ma evidentemente occorre correre ai ripari per salvaguardare il sistema bancario dal caricarsi di tutti gli effetti negativi di questa situazione sui tassi che non potrà altro che amplificarsi dopo la riunione del 10 Marzo della BCE.
Con i tassi a zero nella maggior parte dei Paesi G7 in questa fase dell’economia globale post crisi finanziaria che stenta a decollare, zavorrata proprio dallo scenario tassi, le banche centrali restano protagoniste ma le banche dovranno modificare radicalmente le proprie strategie per evitare di subire anche l’impatto di un rischio recessione indotto dall’inazione dei Governi, ai quali i richiami della BCE sino ad ora giungono inascoltati.