La terza sfida tv con Trump ha rafforzato le probabilità che Hillary possa diventare la prima donna presidente degli Usa – Se sarà così, i suoi primi cento giorni alla Casa Bianca si giocheranno sulla politica estera e sulle alleanze al Senato, dove i repubblicani potrebbero indebolirsi – Il rapporto con la Russia sarà centrale
Hillary diventerà la prima donna presidente degli Stati Uniti d’America e questo terzo duello televisivo lo ha ulteriormente confermato, nonostante i tentativi di Trump di ricucire sulle precedenti sconfitte mediatiche. Mai si era arrivati ad una campagna presidenziale così cruenta, tanto da coinvolgere la politica estera con reciproche accuse tra Usa e Russia di cyber-spionaggio. Per non parlare di un netto inasprimento delle relazioni tra i due Paesi sulla guerra siriana, che sta facendo intensificare il fronte delle alleanze filorusse all’indomani di un meeting indiano dei Brics che vede ulteriormente rafforzata la funzione della Banca dei Brics, che sarà affiancata anche da una nuova agenzia di rating.
Ovviamente il Team di Hillary vedrà una rappresentanza femminile maggioritaria ma è sulla politica estera e sulle alleanze in Senato che si gioca gran parte della partita dei primi tre mesi di mandato presidenziale. Soprattutto tenendo conto dello stallo sul patto transatlantico con l’Ue (TTIP), e del mancato completamento di quello asiatico(TPP), nonché del crescente allarmismo sulle manovre Nato e delle reciproche provocazioni russo-statunitensi su territorio europeo.
Se i Repubblicani perderanno la maggioranza al Senato, come sembra dai sondaggi, le azioni di politica interna e di bilancio della neopresidente Clinton saranno facilitate. Ma certamente i Repubblicani manterranno la maggioranza alla Camera e quindi le funzioni legislative resteranno condizionate comunque. Il tutto sullo sfondo di uno scenario di stagnazione secolare paventato dal Fondo Monetario Internazionale.
Anche se le qualità diplomatiche della Clinton con il Congresso potranno essere migliori di quelle di Obama, i mercati finanziari non prezzano positivamente questa situazione, che resta limitante per la Clinton. Inoltre, anche in casa dei democratici inevitabilmente Sanders farà pesare il suo appoggio, esigendo un’agenda di Governo di sinistra e più vicina alle sue posizioni. Alla luce di queste considerazioni, qualche manovra sul lato fiscale, quanto mai urgente e necessaria, potrebbe essere raggiunta con un’opera delicata di compromesso con Paul Ryan, lo speaker dei repubblicani alla Camera, ma Hillary ha bisogna che il Tpp sia definitivamente ratificato con i Paesi asiatici, altrimenti per la presenza Usa in Asia saranno dolori. Il modo in cui il Giappone si è ravvicinato alla Russia la dice tutta.
Il futuro avversario della Clinton per il 2020, Ted Cruz, sta già affilando le armi e sicuramente sarà uno degli elementi maggiormente dirompenti e ostativi di qualsiasi iniziativa (o peggio errore) della nuova amministrazione, con un Bill Clinton come First Mister. Inoltre sarà necessario per Hillary dimostrarsi meno dura delle attese con Wall Street e pronta a ricucire alcune posizioni con settori quali quello medicale e farmaceutico, che hanno pagato duramente lo scontro elettorale, sullo sfondo della Legge detta Obamacare (ACA- Affordable Care Act), che vede ancora 27 milioni di cittadini sprovvisti di qualsiasi assicurazione medica, e da qui la necessità di un intervento della neo-presidentessa sul lato dei sussidi per ridurre tale numero già dal prossimo anno.
Alla Clinton, per contro, si addebita un’eccessiva debolezza e quindi tolleranza su temi scottanti come gli scontri sociali con la comunità afroamericana, la protezione dei confini, l’Islam radicale e un modello americano di ritiro dai teatri di guerra internazionali, che ha esposto gli Usa a feroci critiche soprattutto sulla complessità del quadro mediorientale. Infine sulla politica estera la Clinton si gioca i primi due anni di mandato perché puntare il dito contro la Russia senza esibire prove come ha fatto Obama può essere una mossa strategica da Presidente uscente, ma quello in carica non se lo può certamente permettere. La Russia ha schierato la forza navale più imponente davanti alla Siria dal crepuscolo dell’ultima guerra fredda e l’intensificarsi di tensioni geopolitiche è il preludio di un ulteriore rafforzamento di rublo, oro e petrolio, oltre che di un passo indietro sui benefici effetti della globalizzazione.