In vista della revisione del rating del Sudafrica dello scorso venerdì da parte delle case di Moody’s e Standard & Poor’s, i trader si erano già preparati prendendo profitto sulle posizioni sia di asset obbligazionari e azionari, che soprattutto sulla valuta.
Tuttavia la decisione a sorpresa da parte di Moody’s di non abbassare il rating mantenendo un Outlook negativo ha di fatto creato il presupposto per un rimbalzo della valuta, che lunedì ha chiuso come la migliore delle monete con una performance del 3% contro dollaro Usa, recuperando bel oltre le perdite del venerdì precedente, e con il decennale che ha visto lo spread restringersi di 3 bp al 9,31%.
A ben guardare il livello di Credit default swap a 5 anni sopra i 180 bp identifica il paese pienamente nell’ambito di speculative grade, quindi doppia B, rispetto al livello mantenuto da Moody’s di tripla B. E quindi la decisione della casa di rating pare più un appiglio illusorio che un giudizio fondato di posizionamento nell’area dei paesi investment grade.
Nonostante ciò il mercato ha voluto prezzare positivamente il mancato allineamento delle due case di Rating, che di fatto offre al governo una tregua di sei mesi prima che Moody’s cambi idea definitivamente.
Anche il cambio di outlook di S&P da negativo a stabile ha aiutato la fase di recupero aiutando i mercati finanziari a riprendersi dopo le turbolenze che da marzo hanno caratterizzato l’andamento dei prezzi dei titoli di Stato a causa delle dimissioni forzate del Primo Ministro Pravin Gordhan.
Entro il prossimo febbraio sarà l’ultima chance per il Paese per non essere annoverato tra gli “angeli caduti”, perché la presentazione del piano governativo per il contenimento del deficit di bilancio potrebbe convincere Moody’s ad evitare di correggere in negativo il merito creditizio sul debito in divisa locale.
I dati sulla bilancia commerciale a fine ottobre avevano fatto ben sperare con un surplus storico, risalente ai massimi del 2010, ma l’evidenza legata alla contrazione delle importazioni e il livello di crescita del PIL insoddisfacente hanno di fatto smorzato gli entusiasmi. Tra l’altro siamo in un momento di debolezza dei flussi obbligazionari verso i mercati emergenti. Così al Sudafrica non resta che giocare per i prossimi tre mesi la carta valutaria sullo slancio di possibile recupero per un mercato azionario che potrebbe tirare un sospiro di sollievo.