Di Claudia Segre
Mentre il mondo si preparava a festeggiare il superamento del picco dell’inflazione cullandosi nell’attesa di banche centrali più accomodanti, rispetto a futuri scampoli di rialzo dei tassi, ecco che una serie di eventi drammatici manda in cantina ogni illusione di una nuova fase di “globalizzazione generativa digitale”, e la rete di Putin diventa un dramma globale rianatomizzando la jihad islamica.
L’Occidente deve pagare per l’insulto del sostegno all’Ucraina. Inizia l’operazione di distrazione e distruzione delle masse per rompere il consenso verso l’Ucraina: e così dopo il Niger, il Nagorno Karabakh, ecco l’attacco di Hamas a Israele per il quale si sospetta che la copertura satellitare e gli hacker russi facciano parte di una micidiale pianificazione jihadista con scopi disumani sui civili, come nel caso della Francia nel 2015 per non parlare del concomitante sabotaggio del gasdotto finlandese, che diventa un dossier al vaglio della NATO!
È stato un fine settimana di grande festa in Israele, la fine della festa di Sukkot, altri due giorni di Shemini Atzeret e Hoshana Rabbah, la festa della Torah. Tutte le famiglie si sono riunite per gli ultimi giorni di un periodo di festa che, con il nuovo anno, in questa fase finale della Festa della Torah, ha offerto un significato di fede e di popolo, ora macchiato per sempre dal sangue di giovani vite e famiglie innocenti come allora le ragazze e i ragazzi del Bataclan, orribilmente uccisi e torturati. Anche in quel caso c’è stato un blackout delle comunicazioni. Eppure, c’è un evidente salto di qualità in questi eventi perché nulla sarebbe potuto accadere senza un’adeguata copertura e logistica, anche delle comunicazioni, apparentemente rese impossibili dagli hacker.
Mentre intere famiglie erano riunite e ignare, e con i cellulari spenti per lo Shabbat, si è scatenato l’inferno con una concomitanza dei fronti di attacco come in Francia, con una copertura missilistica troppo complicata e addirittura cinque volte superiore a quella sperimentata nel maggio 2019, e che ha mandato in tilt l’organizzazione dei soccorsi e la mobilitazione dell’esercito. Ma questo attacco terroristico si è giocato non solo sul sabotaggio delle comunicazioni, ma anche sull’uso di fake news, durante e dopo la strage di civili, attraverso i social media che, nelle prime ore, hanno gettato nel panico l’intero Paese, alimentando il sospetto che le infiltrazioni potessero aver raggiunto la capitale, e poi ora mostrano terroristi armati che “cullano bambini come ostaggi”.
La speranza di una ripetizione del crollo dei mercati finanziari in stile 11 settembre è stata evitata grazie alla tempestività delle autorità di mercato e di vigilanza nel monitorare i flussi di trading. Tuttavia, è stato inutile arginare il primo obiettivo di forzare la necessità di aumentare la volatilità e il prezzo del greggio. E poi, grazie al conseguente sabotaggio del gasdotto finlandese, due variabili significative per alleati come la Russia e l’Iran e le loro entrate da fonti energetiche e dal traffico di armi, che fa tornare in mente il discorso di Reagan sull’impero del male, tornato in auge.
Non è un mistero che si stesse andando verso una normalizzazione dei rapporti in Medio Oriente, dai Patti abramitici a un consolidamento del dialogo con Israele sia da parte della Cina che dell’Arabia Saudita, che avrebbe controbilanciato una deriva dell’insorgenza islamista sempre più forte in Nord Africa e nel Sahel da un lato, e solidamente posizionata dall’altro nei territori di Afghanistan, Iran e Iraq. I poteri autoritari e dittatoriali hanno bisogno di mantenere uno stato di guerra permanente che alimenti i loro bilanci statali e non permetta alle loro popolazioni “ostaggio” di liberarsi da questo opportunismo veniale e politico, come nel caso degli eserciti terroristici di Hamas e del popolo palestinese contro i quali sarebbe bastata una dichiarazione unanime dei Paesi del Golfo di fronte a tanta efferatezza per isolarli e dare tregua a un conflitto che stava trovando sostanziali vie diplomatiche per aiutare una popolazione che aveva iniziato a manifestare apertamente il dissenso per una “gestione jihadista” dei territori senza alcuna speranza di sviluppo e di redistribuzione dei miliardi di dollari statunitensi convogliati in armi e dell’orrore commesso.
All’indomani delle elezioni polacche e in quello che doveva essere un dibattito aperto sulla visione europea di un riscatto verde guidato dalla finanza sostenibile contro un nuovo posizionamento dei Paesi “ex emergenti” del G7 sulla scia della rivoluzione digitale, questa strage di Sukkot ha ulteriormente polarizzato gli equilibri geopolitici. Sta rivoluzionando la chiave di lettura di una fase che sembra ormai sempre più di deglobalizzazione, il tutto proprio nell’anno della grande svolta per il ruolo delle banche centrali e delle nuove valute digitali e del possibile riscatto dell’Occidente, tanto odiato da Putin.
Occorre capire quali saranno le leve della “sopravvivenza” europea di fronte a queste molteplici sfide: ambientali, sociali e finanziarie, perché non tutto è già scritto sulla chat GPT , almeno sulla disumanità del terrorismo mai debellato e sempre pronto a colpire per i propri tangibilissimi interessi di dominio territoriale ed economico.