Mentre si alzano i toni bellici di Trump in meno di 18 mesi la AIIB, Asian Infrastructure Investment Bank, la banca multilaterale creata dai cinesi in contrapposizione agli enti multilaterali di matrice statunitense (FMI, Banca Mondiale,ADB Asian Development Bank etcc…) ha prestato già 2 mld di dollari Usa per 12 progetti, ed ha raccolto consensi e piena adesione da oltre 70 Paesi, rispetto ai 57 iniziali, in rappresentanza di ognuno dei 5 continenti , e comprendendo anche 8 Paesi non asiatici. Un meccanismo indipendente per permettere investimenti mirati nelle infrastrutture del continente asiatico e che e’ stata accolta con favore anche dai più fedeli alleati di Washington come Canada, Australia, Germania, Italia, Filippine e Sud Corea.Gli americani infatti nonostante l’invito dei cinesi non han voluto aderire nonstante molti progetti vengano fatti in cooperazione proprio con gli altri multilaters come la Banca Mondiale. Occorre osservare che il quarto azionista per importanza dopo Cina, Russia , e India e’ la Germania con una quota del 4,9% a dimostrazione che certi successi del quadro economico tedesco non vengono per caso ma anche grazie ad una oculata e mirata politica estera fatta di alleanze strategiche e partnership internazionali mai lasciate al caso.
La Cina con l’AIIB prosegue sulla strada della politica “Make China Great again” che con la liberalizzazione dello yuan rembimbi e la sua entrata degli SDR del Fondo Monetario Internazionale rafforza anche il suo ruolo nel business gestito dai grande enti multilaterali rompendo l’egemonia USA , che non ha mai permesso alla Cina di guadagnare quote di azionariato rilevante in questi enti e che ha visto anche nella saga con il FMI un ostacolo evidente ad un riequilibrio dei pesi dei Paesi emergenti .Ma recentemente il Parlamento ha alzato i toni per richiedere una maggiore adesione agli standard di trasparenza ed efficienza che erano alla base degli accordi con i cinesi e per evitare il ripetersi di scandali che hanno contraddistinto l’azione di altre banche multilaterali come la l’Inter American Development Bank in Paesi come Brasile e Panama ove le popolazioni coinvolte nei progetti non erano adeguatamente informate delle ricadute territoriali di certi progetti.
Così nell’imminenza delle elezioni tedesche l’appartenenza all’AIIB in chiave antagonista alle politiche protezioniste di Trump diventa argomento di campagna elettorale così come il focus sulle energie rinnovabili che sta contraddistinguendo la strategia cinese.
Brasile e Sudafrica hanno ottenuto ancora un anno extra per completare il processo formale di accesso alla AIIB. Nel caso del Brasile dipende dagli effetti dell’impeachment della ex Presidenta Dilma Roussef , che risale allo scorso Agosto, in seguito al quale son andati inevasi i pagamenti a circa una dozzina di enti multilaterali mentre in Sudafrica la situazione politica si complica di giorno in giorno. Malesia, Kuwait e Spagna hanno mancato il completamento della fase di ammissione che era prevista per la fine 2016 ma hanno confermato che si atteranno alla scadenza di fine 2017.Intanto stanno per decollare tre nuovi progetti per circa 285 ml di usd in Bangladesh e Indonesia.
Sullo sfondo di Paesi inadempienti e di un nuovo fronte di tensione tra Usa e Cina e tra UE e USA , l’AIIB resta solo un tassello del nuovo riassetto geopolitico mondiale in corso dopo un primo incontro tra Trump e Xi Jinping che ha il sapore della falsa partenza con un comunicato finale fatto delle solite banalità sulle relazioni bilaterali e su un piano di 100 gg per migliorare lo squilibrio della bilancia commerciale cinese verso gli Usa, implementando le vie di accesso per le società statunitensi al mercato cinese. Nessuna menzione sulla divisa cinese e quindi niente guerra commerciale ma solo un richiamo alle responsabilità cinesi sul monitoraggio delle intemperanze nordcoreane.In sostanza la Cina non è un “manipolatore di valute” come sbandierato in campagna elettorale ma come ovvio per un uomo di business come Trump diventa un mercato nel quale assicurarsi un accesso “agevolato” e fruttuoso per la riduzione del deficit Usa. Resta quindi il fronte europeo sul quale dai prossimi appuntamenti elettorali in Francia e Germania arriveranno le indicazioni sulla politica estera UE nei confronti degli Usa e della Russia, con buona pace dei portafogli di investitori europei sempre più rassegnati agli effetti “volatili” del rischio politico sui mercati finanziari internazionali.