La Brexit si complica e il clima conciliante di fine 2017 pare definitivamente accantonato, per lasciare spazio a venti a forte intensità di crisi politica. Proprio oggi, venerdì 2 marzo, la premier britannica terrà un discorso per definire particolari riguardanti i commerci e la sicurezza post-Brexit. Ovviamente non è detto che la UE sia d’accordo.
Il nervosismo cresce e così la volatilità, soprattutto sulla sterlina inglese e sui cross più importanti verso lo yen giapponese e dollaro Usa.
Occorre chiarire che la divisa inglese è tra le tre valute che hanno messo a segno la migliore performance nel 2018 nei confronti del dollaro americano, dopo la corona norvegese e il dollaro neozelandese. Anche sulla spinta del movimento dei tassi a breve termine e le aspettative di un rialzo dei tassi di interesse di 50 bp in maggio da parte della Banca d’Inghilterra.
Così la Banca Centrale diventa il principale traino della divisa, ponendo tutta la sua attenzione sulle dinamiche salariali e sui dati di crescita economica, con la possibilità di stupire e di anticipare di almeno 6 mesi qualsiasi mossa rialzista da parte della BCE.
La pubblicazione della bozza della Commissione Europea concernente l’unione doganale dell’UE, con la proposta sull’Irlanda del Nord manda in tilt le prospettive di un negoziato “pacifico”. Per gli inglesi è praticamente un affronto e una minaccia ai “confini” e alla competitività interna nel Regno Unito. Certamente si parla solo di opzioni possibili per risolvere il nodo delle relazioni commerciali tra l’UE e l’Irlanda del Nord, ma il testo che dovrà essere approvato sia dal Parlamento europeo che dai 27 Stati arriverà sul tavolo delle negoziazioni con uno scarso “gradimento” inglese.
I prossimi sei mesi saranno fondamentali perché il 30 marzo 2019 è la data entro la quale il Regno Unito sarà fuori dall’UE. I toni perciò si stanno alzando e Barnier, il negoziatore di Bruxelles, ha abbandonato diplomazia e fermezza per lasciarsi andare a commenti molto preoccupati, esattamente come nel caso delle dichiarazioni del Ministro degli Esteri inglese Boris Johnson, che riportano al più temuto scenario di una “hard Brexit”.
Le possibilità che la Premier britannica Theresa May aderisca alla bozza di testo presentata sono poche. Infatti, già si prepara la fronda interna al partito e comunque verso il suo governo. Quindi il suo speech di oggi, con ogni probabilità, porterà il tavolo negoziale a un duro confronto che difficilmente sarà di buon auspicio per un atteso accordo di transizione in marzo.
Il rischio di una crisi politica in Gran Bretagna è così notevolmente aumentato e già si sono viste parziali chiusure delle posizioni valutarie anche giustificate da un realizzo delle performance ad oggi messe a segno.
Già le prime battute della May, che si dichiara disponibile a combattere finché non sarà cambiato il “wording” (e quindi il contenuto del documento presentato) sono un chiaro segno di ciò che c’è da aspettarsi per venerdì. E se non fossero bastate le parole di Powell a far tirare i remi in barca ai mercati, questa ulteriore tegola garantisce già un marzo “pazzerello”, come nelle migliori tradizioni stagionali.