Indubbiamente i “cacciatori di bolle” si moltiplicano dopo la fama che ha seguito le esternazioni del Dott. Doom sulla crisi finanziaria globale. Ed in particolare sulla Cina son anni che sentiamo molti esperti del settore metterci in guardia dalla bolla immobiliare cinese. In verità la maggior parte di questi non han mai visitato la Cina e potuto constatare le peculiarità e le complessità di un modello economico che gestisce numeri abnormi in ogni settore si direzioni l’azione di Governo, e per questo si distingua sia dal modello economico capitalista, a dir il vero in profonda crisi, che da quello del socialismo reale.
Il modello cinese di economia socialista di mercato annunciato sin dai primi anni ’90 dopo oltre un decennio di “politica della porta aperta“ varata da Deng Xiaoping nel 1978, ha già subito notevoli modifiche ed adattamenti per cercare di cogliere le sfide dell’era digitale e della necessità di sfuggire alla trappola di un sistema labour intensive che ha visto ridursi notevolmente i margini nel tempo. La “fabbrica del mondo” si e’ presa il suo tempo e 5 anni fa ha iniziato il grande cambiamento fondato anche sulla prospettiva dell’internazionalizzazione e quindi la liberalizzazione dello yuan rembimbi come divisa di conto nazionale entro il 2020.Per cambiare all’interno e stimolare la domanda ha investito con pacchetti di stimolo economico ribilanciando anche le produzioni, tutte sbilanciate sul manifatturiero ed inserendo anche settori capital intensive.
Questa svolta ha messo in luce tutti i limiti di un sistema del welfare carente ed eroso, non solo parte del benessere accumulato nella creazione della classe media negli ultimi 30 anni, ma messo alle corde l’efficienza energetica del Paese. Indubbiamente come sottolineato dalla Agenzia Internazionale per l’Energia la Cina anche qui avrà l’opportunità di superare USA e Giappone entro i prossimi vent’anni ed affermarsi come leader nelle produzione di energia derivante da risorse energetiche rinnovabili, soprattutto con l’eolico ed il fotovoltaico.
Nonostante quindi le preoccupazioni che erano emerse dal G-20 in Australia ove il Ministro delle Finanze Lou Jiwei ha rimarcato che il Governo non rincorre i dati e non ha intenzione di farsi dettare la via dagli umori del mercato non emntendo quindi che la Cina possa abbandonare gli eccessi di una politica di sostegno alla crescita che ha inciso evidentemente anche su capacita’ produttiva in eccesso, inquinamento e crescita del debito locale . Mentre potrebbe rivalutare nel 2014 lo sviluppo del Pil con un target governativo inferiore al precedente del 7.5%, al +7,3% .Gli obiettivi quindi restano stabilita’ del livello occupazionale e stabilita’ dei prezzi prima di tutto.
Queste notizie hanno dato ulteriore vigore al dollaro australiano ed allo yen nonche’ alle altre divise asiatiche e son un buon viatico per tutti quei fondi di investimento che si stanno concentrando sul mercato cinese . Infatti dal China Beige Book pubblicato negli Usa dalla China Beige Book International risulta che i margini delle imprese son in crescita e che dal lato produttivo non si notano deterioramenti. Si allontana cosi’ lo spettro inconsistente di quella bolla immobiliare sventolata da tanti analisti che invece e’ lontana parente di una situazione tutta peculiare al modello cinese sociale e di urbanizzazione del territorio ove il settore del real estate conta evidentemente per il 15% del PIL e per un 25% dell’occupazione urbana e quindi vede il Giverno piu’ che interessato a dirimere i picchi ma a mantenerlo in salute per il bene dell’intera economia . Inoltre l’ottimizzazioen degli spazi tra commerciale e residenziale con contratti flessibili permettono di cogliere opportunita’ di business e logistiche con maggiore efficienza.Quindi niente scoppi ma correzione ordinata e propedeutica a mantenere una crescita sostenibile e comunque equilibrata ad una grance Cina che sta attarversando profondi cambiamenti riformistici con cadenza regolare e impegno che molti Governi europei si sognano.