Il secondo mandato di Obama non poteva andare peggio come negli ultimi 4 mesi dallo scoppiare del caso Datagate e dalle rivelazioni del Guardian sulle attivita’ di “spionaggio” della NSA (National Security Agency) americana, provocando un crollo del consenso al 35% , secondo Gallup. Le incertezze e gli errori tattici dal conflitto libico del 2011 all’attentato all’ambasciata americana di Bengasi, dall’Egitto alla Siria hanno mostrato tutta la vulnerabilità di un Presidente che per non ripetere gli errori fatti con le guerre in Afghanistan ed Iraq ha cercato di aggirare la “palude mediorientale” per poi scivolarci dentro nel peggiore dei modi e sbeffeggiato da Putin. Tutto ruota intorno alla Russia che accoglie prima il “traditore della patria” Snowden con un permesso di asilo temporaneo. Poi condiziona i lavori del recente G20, che nessuno si ricordera’ perche’ nulla e’ stato deciso, ed è la stessa Russia che ha fatto segnare un punto diplomatico cruciale nel conflitto siriano evitando un intervento Usa che poteva essere catastrofico ed aprire ad una reazione del fronte sciita, (Siria, Iran ed Hezbollah in testa) , direttamente contro gli interessi Usa nell’area , e quindi contro l’alleato israelianoe le basi in Turchia. La riscossa geopolitica russa si fa sentire a piu’ livelli come dimostrano anche le recenti pressioni denunciate dai Paesi ex satellite del Patto di Visegrad sui Paesi del Partenariato orientale (Ucraina, Bielorussia, Moldavia, Armenia e Azerbaigian) che erano pronti a firmare nuovi accordi commerciali con l’UE e strategici con la NATO. Putin ha reclamato presunti accordi antecedenti riferiti all’integrazione doganale con la Russia, scoprendo cosi’ il nervo di un braccio di ferro continuo UE-Russia sull’estensione delle aree di influenza politico economica, con implicazioni sulle forniture energetiche. Il recente annullamento della visita ufficiale della Presidente brasiliana Roussef e’ solo la punta dell’iceberg dello scandalo Datagate che ha messo alle corde Obama e reso Snowden un eroe nazionale, in odore di Premio Sakharov all’Europarlamento.In tutto questo le ambizioni di un Superdollaro vengono frenate dai problemi di sempre , e cosi’ i sogni Ue di un euro a 1.25 restano chimere”valutarie”.
In aiuto ad Obama la gestione Bernanke della Fed che ha operato con modalita’ eccellenti nella delicata fase di quantitative easing e poi il prossimo mandato alla Yellen offrira’ ai mercati quella continuita’ che necessitava per evitare di portare alle estreme conseguenze gli effetti di un’ exit strategy affrettata e controproduttiva. Il ritiro di Summers ha evitato una sconfitta di Obama al Congresso e di ricucire anche nei confronti di quegli alleati economici e importanti partner commerciali dei BRICS che gia’ avevano accusato gli Usa di alimentare la guerra valutaria e certi opportunismi a scapito del consolidamento del loro potere economico in ambito IMF e G20.
Gli investitori esteri non sono preoccupati della debolezza del Governo Obama e supportano i mercati finanziari Usa riversando flussi cospicui sulla borsa Usa e stanno comprando a piene mani anche le emissioni corporates in dollari Usa , come dimostra il successo da un lato dell’emissione record della Verizon e dall’altro della Enel i dollari Usa . Obama ha un’ultima occasione per recuperare credibilita’ con l’approvazione di un budget in accordo con i repubblicani e che tenga conto del problema del tetto sul debito Usa, che potrebbe essere raggiunto gia’ a meta’ Ottobre, secondo il Financial Times.
Son passati quattro anni dal quel Premio Nobel per la Pace dato ad Obama e le motivazioni quali “sta lavorando dall’inizio del suo mandato per riavviare le trattative di pace in Medio Oriente” stridono con la realta’ delle azioni intraprese, cosi’ gli Usa guardano gia’ al prossimo mandato 2016 sperando di non dovere pagare un prezzo politicamente troppo alto per le questioni di politica interna per il prossimo biennio e con un Presidente indebolito dai suoi stessi tentennamenti. In effetti gli Usa possono permettersi un acuirsi del rischio politico grazie ad una struttura economico e produttiva forte e lanciata a cavalcare la ripresa economica, come evidentemente molti Paesi periferici UE non possono permettersi di fare.