Mentre già 8 analisti su 10 scommettono che il Quantitative Easing annunciato da Draghi si estenderà ben oltre la data indicata del settembre 2016, le misure messe in campo hanno superato le aspettative del mercato e son ben articolate per rispondere alle necessità imminenti dell’UE, posta in allerta massima da rischio deflazione anche dal repentino calo del petrolio.
Un QE che coglie nel segno con un bazooka che supera il triliardo di euro e che – sottolinea Draghi – resta uno strumento imprescindibile e quindi perfettamente ammissibile di politica monetaria per la BCE. Forte del giudizio della ECJ Corte Europea Super Mario guarda avanti, rispettoso ma incurante delle manie di protagonismo di Weidmann che non perde occasione per far capire quanto “rosica” per un ruolo che mai sarà suo .
Lo schema del QE è strutturato in maniera arguta e presenta un cap sull’acquisto di titoli core, che permetterà di muoversi in modo graduale e crescente, con uno slittamento naturale verso i titoli dei Paesi periferici. Così se, ad esempio, una volta esaurita la quota di acquisti sul Lussemburgo in qualche mese, il Paese uscirà dal piano acquisti per lasciare spazio agli asset “periferici” . Inoltre l’aggiustamento del pricing della TLTRO viene in aiuto alle banche che potranno prendere fondi a 4 anni al tasso fisso di 5 bp per lo stesso periodo, un importante incentivo al carry trade.
La massiccia operazione messa in campo dalla BCE che mantiene l’obiettivo di inflazione al 2% dovrebbe cogliere anche nel segno di forzare definitivamente le banche nel supportare l’economia reale intensificando i volumi sul lato del lendine e quindi degli impieghi. L’ Unione Europea , ormai la più grande economia mondiale, è a questo punto responsabile di un eventuale dislocazione di capitali altrove, verso Paesi emergenti o mercati azionari altri, dati gli strumenti e le misure straordinarie messe in campo.
La perizia di Draghi è poi ben visibile non solo nella flessibilità del piano di riacquisto tra titoli pubblici e privati e nei limiti sugli stessi ma soprattutto in quelle frasi dedicate implicitamente alla Grecia quando parla di Paesi supportati dall’IMF e delle relative garanzie. Ovviamente a Tsipras, che sta conducendo una campagna efficace quanto efferata contro l’UE, non sarà piaciuto ma il significato è chiaro, e suona un po’ come se avesse detto: se per livello di rating non faremo nuovi acquisti, onde evitare le ire teutoniche, i titoli in bilancio permarranno e finché ci sarà il supporto del FMI e (“finché”) non uscirete dall’euro la BCE vi supporterà. E in futuro non si sa mai…
Che i governi europei debbano tirarsi su le maniche come mai prima d’ora sulle riforme strutturali è evidente, e casualmente la Merkel prima dell’annuncio BCE ci ha tenuto a ricordarlo, ma il potente effetto ottenuto sia sull’euro soprattutto contro USD, (giunto a 1.14 e diretto a 1.10 in scioltezza), come sugli spread dei Govies , gli indici I Traxx e sul tasso swap euro a 10 anni sceso a 0.7495 fanno già ben sperare sui mercati.
I settori ciclici ne beneficeranno, in particolare per i mercati europei ancora lontani dai massimi, e altrettanto la Germania e le banche UE, e non solo nella gestione di capitale ma anche nell’ottimizzazione delle riserve via AFS. Insomma la ciambella all’Eurozona sta già funzionando.