Che il rallentamento dell’economia russa preoccupasse il Presidentissimo Putin gia’ si era capito dal braccio di ferro instauratosi con l’ex Governatore della Banca Centrale e “veterano” del Governo russo ,Aleksej Ignatiev. La sostituzione di Ignatiev con la piu’ docile Elvira Nabiullina pero’ non ha cambiato di fatto un quadro economico dove la domanda interna non cresce ed il target di inflazione al 5% per il prossimo anno resta la priorita’.
La politica fiscale irresponsabile avviata negli anni addietro 2011 e 2012 nel tentativo di arginare l’eccesso crescita del credito ha finito per colpire anche la spesa per investimenti quest’anno e gli attesi tagli dei tassi per il prossimo anno non potranno che dare risultati alla fine dell’anno.Cosi’ la crescita si e’ dimezzata quest’anno a ridosso dell’1.6% e le previsioni del 2014 l’attestano ad un modesto +2.2%.
Nabiullina e’ impegnata a recuperare consenso nell’azione di una banca centrale russa che ha sempre fallito nel rispetto dei target inflazionistici passati ed ora e’ arrivata ad accettare una prolungata debolezza della divisa , che ha gia’ perso il 7% dall’inizio dell’anno tornando ai livelli del 2009.
Il prossimo anno si attende una nuova emissione in dollari Usa a 7 anni mentre il debito locale attrae investitori esteri molto modestamente se si pensa che detengono meno del 25% del totale emesso.Per contro l’entrata della Russia nel WTO, l’Organizzazione mondiale del commercio, ha portato effetti positivi ma anche a qualche strozzatura in alcuni settori come in quello dell’auto a causa del permanere ancora di elevati costi e tasse sul possesso per i residenti.In questo settore come in molti altri si fanno ancora i conti con problemi infrastrutturali ancora molto evidenti sul territorio. I decreti varati nel Maggio dello scorso anno dal Governo rappresentavano una piattaforma programmatica di lungo termine che abbracciava settori piu’ diversi dalla Salute alla Pubblica Amministrazione e dalle scuole all’innovazione tecnologica.Nuovi regolamenti poi su tasse, supporto all’export ed al settore costruzioni miravano a far decollare il Paese nella classifica Doing Business mondiale , finalita’ molto ardua quando corruzione e burocrazia schiacciano la Russia al 133esimo posto su 174 Paesi nel Transparency and Corruption Index .Ne risulta un numero negativo per il saldo netto dei flussi di investimento dall’estero.
Il mercato russa resta un’incognita per molti imprenditori stranieri, e la solidità del livello di riserve internazionali , che superano i 700 mld di eur includendo i due fondi sovrani statali, unitamente ad un indebitamento esterno a ridosso del 30% non bastano a convincere molti operatori sulla reale apertura di un mercato russo nel quale si poteva fare decisamente di piu’ e meglio anche sul lato delle privatizzazioni.Ne deriva un surplus di parte corrente ai minimi dal 1998 ed investimenti di capitale anch’essi in calo.
La Russia rischia di perdere il treno europeo restando vittima di una crisi d’identita’ che unisce molti Paesi ex emergenti e soprattutto i BRICS.La stessa crisi che avvolge l’ennesimo mandato di un Putin multiforme nelle varie cariche ricoperte e che guida un Paese in stagnazione che necessariamente dovra’ cambiare passo sulle liberalizzioni di diversi settori, ivi compreso quello valutario. Anche perche’ corre il rischio di perdere anche l’opportunita’ di una aggancio al traino cinese dopo che il via libera agli scambi interbancari tra rublo e yuan attuato due anni fa faceva presagire un rafforzamento del ruolo russo nello scacchiere mondiale a scapito del dollaro usa .