da: Distributed Minds.
Una presentazione del tuo excursus professionale e non, ed il tuo motto
Tutto è nato dalla mia passione per la geopolitica, coltivata nell’amore per le letture dei viaggiatori, unita alla finanza operativa, che era l’attività di famiglia.
Una finanza d’altri tempi fatta di “mercati alle grida” e relazioni professionali e famigliari che si tramandavano di generazione in generazione nella gestione degli investimenti. È stato il mio banco di prova per avere il coraggio di trovare opportunità sui mercati internazionali, lasciando Torino e partendo da ciò che mi era stato insegnato. Ho fatto molti sacrifici perché volevo lavorare e studiare per laurearmi al contempo. Una donna in sala operativa di trading è sempre stata un match tra conquiste, sconfitte e nuove battaglie, fatta di dedizione, studio e impegno appassionato dai mercati emergenti sino ai contesti internazionali che mi hanno permesso di viaggiare molto e imparare tantissimo in ogni Paese nel quale sono stata e in ogni delegazione governativa incontrata in oltre 30 anni.
Il mio motto è sempre stato “Coraggio e Impegno a testa alta, mai un passo indietro”.
Sei la Fondatrice e Presidente della Global Thinking Foundation: ci parli di come è nato il progetto e come state portando avanti il raggiungimento dei 5 goals dell’agenda 2030 che vi siete prefissati?
Il progetto della Fondazione nasce dall’esigenza di dare un significato al mio percorso professionale condividendo l’esito di una corsa ad ostacoli che mi ha reso più forte e consapevole di poter essere utile, anche grazie all’esperienza nei gruppi di lavoro del Fondo Monetario Internazionale dedicati all’inclusione finanziaria, prima di tutto al mio Paese proseguendo sulla strada del confronto globale sui temi dell’empowerment finanziario delle donne e delle ragazze e del diritto alla loro autodeterminazione.
Tra gli obiettivi per lo sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 tutto parte da quello che li attraversa tutti e 17: il Goal 5 sull’equità di genere, una lente fondamentale da applicare a tutti gli altri ed attraverso la quale declinare le misure necessarie a raggiungere traguardi importanti in una transizione sociale per la sostenibilità che non può che guardare al: lavoro dignitoso, all’educazione di qualità, alla lotta alle discriminazioni, alle disuguaglianze ed alla povertà educativa come tasselli di un solo quadro di riferimento e cioè quello di una società ove le donne siano libere di scegliere per il loro cammino di vita e di benessere personale senza sottostare a stereotipi, limitazioni culturali e sociali indegne di un Paese che quest’anno guida il G7.
La fondazione è stata pioniera nella diffusione di un modello di innovazione sociale per la prevenzione alla violenza economica, perlopiù sconosciuta e non tracciata quando abbiamo iniziato, attraverso la diffusione di educazione finanziaria e digitale, quelle che io chiamo le competenze di vita imprescindibili oggigiorno, con piattaforme ibride messe a disposizione della cittadinanza.
Sei piattaforme, un’APP “Consapevoli e Indipendenti”, podcast e servizi gratuiti di mentorship e sportello, un vero e proprio ecosistema per l’indipendenza economica e la tutela del benessere economico e mentale declinato in italiano, francese e inglese che trova nella neonata piattaforma di rete multistakeholder “We4Women” l’ultimo tassello di un lavoro filantropico per l’inclusione sociale di tutte e di tutti.
Rubiamo dal questionario di Proust: il tuo peggior difetto, la qualità che preferisci in una persona, l’impresa storica che ammiri di più
Sicuramente mi infervoro facilmente di fronte alle ingiustizie, alla menzogna ed alla falsità; non sono capace di reazioni mediate e così mi butterei nel fuoco per un amico o un’amica, spesso sottovalutandone i rischi, perché sono una persona passionale ed appassionata della vita.
Così è naturale per me preferire le persone vere e sincere con le quali poter dialogare apertamente e senza filtri, sono incapace di bluff o di indossare una “poker face”, mi scoprirebbero subito… Guardo poi con ammirazione al ruolo delle donne nella Rivoluzione francese e quindi a quella impresa storica e agli scritti di Olympe de Gouges che fu precursora delle lotte femministe con la sua Dichiarazione dei Diritti della Donna e della Cittadina.
Quali sono le tre cose che ogni azienda dovrebbe fare subito per diventare più sostenibile?
Prima di tutto dovrebbe chiedersi se la sua strategia e gli obiettivi aziendali sono compatibili con i criteri ESG di sostenibilità senza trascurarne alcuno, quindi ambiente, sociale e governance. Sull’equità di genere è fondamentale che, qualora non ci si voglia impegnare in una certificazione dedicata al tema, i parametri di parità salariale ed opportunità di carriera siano tracciati e monitorati. In ultimo, e non trascurabile, è l’adeguamento alle normative su GDPR e cybersicurezza per tutelare l’azienda ed i suoi dipendenti. Tutto ciò si traduce complessivamente in un’attenzione al welfare aziendale che deve essere lungimirante e in linea con i bisogni effettivi delle persone in un mondo del lavoro ove la responsabilità sociale è diventata un bene condiviso e c’è bisogno di una maggiore qualità del lavoro femminile e trasparenza dei processi lavorativi.
La tecnologia ha sempre ridefinito ed ampliato i poteri dell’umanità: quali sono i passaggi ineludibili affinché si arrivi ad una società digitalmente inclusiva?
Nel 2020 l’avvio di una strategia europea per intelligenza artificiale e la cybersicurezza ha contribuito a costruire un ecosistema digitale umanocentrico (DMA, DSA, e NIS2) per un utilizzo delle tecnologie su un principio di libera scelta ma in sicurezza verso un mercato unico digitale, a favore di imprese e cittadini. La priorità sta quindi ora nell’accompagnare l’evoluzione della tecnologia e quindi la trasformazione digitale con un’attenzione alla sfera sociale che ritroviamo preponderante nei criteri di sostenibilità già richiamati. I principi ed i valori europei sono un baluardo verso un uso delle tecnologie che violino il diritto ad una piena inclusione sociale, come purtroppo notiamo in alcuni regimi dittatoriali dalla Russia alla Cina.
Citazione da un libro: “Se la finanza fosse concettualizzata come un software, gran parte di essa sarebbe scritta con un codice offuscato, coinvolgendo strutture inutilmente complesse che aumentano l’opacità ed il rischio.” Qual è la tua considerazione rispetto a questa affermazione, e che ruolo ritieni svolga il Fintech rispetto alla sfida della semplificazione?
Qualsiasi nuova tecnologia viene sempre additata come il distruttore di un settore o della realtà preesistente, ma l’esito del post COVID è stato anche quello di accelerare il focus verso soluzioni digitali che rispondessero alle esigenze dei risparmiatori e consumatori, e quindi della clientela più in generale, ridefinendo nuove priorità di fronte a bisogni finanziari ora più intellegibili. Questo ha portato ad un picco degli investimenti in Fintech nel 2021, poi ridimensionati dal rialzo dei tassi. Così il Fintech nato fuori dalla regolamentazione vi rientra ora in parte con tutte le sue soluzioni, fuori e dentro al connubio con il sistema bancario.
Ma sono le aree di business e le tecnologie innovative ad esso correlate che ampliano le risposte alla sfida della semplificazione: PropTech, Regtech, InsurTech, MicroTech, Wealth Tech, una galassia che va dal business all’edutainment con la nascita di nuovi unicorni per festeggiare i primi 75 anni di Fintech, dalla nascita della prima carta di credito! Se questa non è semplificazione!
Ci racconti in cosa consiste Women7, organizzazione dove ti sei da poco insediata in qualità di Co-Chair?
Women7 è il gruppo della parità di genere del G7, un gruppo formato dall’espressione della società civile che si affianca agli altri gruppi di riferimento, da quello dell’industria Business7 a quello dei giovani Youth7. In tutto sono 7 i gruppi di ingaggio della società civile, e ciascuno è portatore di una missione di realizzazione di un comunicato di istanze da sottoporre alla riunione dei governi del G7 come base per l’attuazione di politiche sociali innovative e maggiormente rispondenti ai bisogni della popolazione.
Siamo in tre co-Presidenti ciascuna rappresentante di uno degli aspetti della sostenibilità. Nel mio caso, mi occupo degli aspetti sociali, mentre Martina Rogato e Annamaria Tartaglia rispettivamente ricoprono le tematiche ambientali e di governance.
Dopo un’audizione di oltre 80 associazioni femminili, sulle principali 200 operanti sul territorio italiano nello specifico, e raccogliendo da loro tutti i suggerimenti e proposte, abbiamo riunito 80 esperte internazionali di 42 Paesi per arrivare a un comunicato che fosse rispettoso del quadro di trasformazione sociale e digitale che stiamo vivendo in un’ottica intersezionale. Il Summit W7 è stato un momento molto importante, al quale seguiranno ulteriori attività di advocacy sui diritti delle donne sino alla fine del nostro mandato a dicembre, quando passeremo il testimone al Canada, per il prossimo G7 canadese.
Un’analisi di JPMorgan contestualizza il 2024 per gli investimenti con il termine transizione: politica monetaria, inflazione, intelligenza artificiale ed energie rinnovabili sono i punti chiave di questa considerazione. Qual è il tuo punto di vista a riguardo?
Certamente politica monetaria, tecnologia e clima sono le tre leve di questo processo di transizione ed evoluzione non solo dei mercati ma anche dell’economia globale, aumentando la complessità finanziaria delle scelte.
Penso che il costo dell’energia e la qualità della stessa che andrà ad alimentare la crescita globale resti un’incognita importante, così come il cambiamento del quadro geopolitico dal quale dipende la gestione della distribuzione energetica e delle materie prime. Nell’anno elettorale con maggior numero di appuntamenti di sempre, con 50 elezioni in 76 Paesi per quasi 2 miliardi di votanti coinvolti, il 2024 segnerà il passo su alleanze che condizioneranno i tassi di crescita di molti Paesi.
E poi c’è chi come la Russia ha deciso di far saltare il banco con la sua strategia di ingerenza e belligeranza, decidendo di puntare con largo anticipo su questo anno bisestile con l’invasione ucraina prima e poi con il sostegno alle guerre in Africa, dal Niger, al Mali sino al Sudan, per le quali è il maggior fornitore di armi nel continente, due volte e mezzo gli USA.
Cybersicurezza, Fintech, e Salute restano megatrend interessanti in attesa si schiarisca il cielo su chi vincerà la gara per il primato tecnologico ed economico dopo gli esiti elettorali.
Vuoi aggiungere un altro termine che definisca le tue aspettative per il 2024?
Sicurezza economica, ciò a cui rivolgo l’attenzione dei progetti della Fondazione che come descritto all’inizio sono focalizzati sulla prevenzione e la tutela dalla violenza economica e dall’abuso finanziario attraverso una disseminazione di contenuti valoriali. Sono oltre 10.000 le donne che hanno partecipato in questi ultimi cinque anni ai corsi di formazione gratuiti del progetto “Donne al Quadrato”. Tante volte e tante storie che abbiamo ascoltato e per le quali ci siamo attivate per offrire soluzioni, alternative per una visione costruttiva verso scelte spesso molto importanti per ogni donna o ragazza e persona che di fronte a forme di violenza così subdole si sentono disarmate.
Così la mia aspettativa per questo 2024 è che il lavoro di rete svolto in tutti questi anni sul territorio italiano con oltre 106 volontari e volontarie, di advocacy e partecipazione anche ai tavoli istituzionali, non solo veda il compimento, grazie anche al W7, di nuove leggi e norme di definizione della violenza domestica come fattispecie di reato in tutte le sue forme, tutte restrittive della libertà e dei diritti.
Ma soprattutto politiche coraggiose per una piena partecipazione lavorativa delle donne e la definizione di servizi che permettono un pieno equilibrio tra lavoro e famiglia a tutti.
E come ripartenza per un Paese che deve ancora pienamente dimostrare che i principi costituzionali di equità valgono effettivamente per tutte e per tutti.