Sulla scia delle elezioni greche i partiti nazionalisti avranno un ruolo non irrilevante nelle elezioni europee dei prossimi mesi e soprattutto in Danimarca, Spagna e UK, e c’è già chi parla di…Brexit.
Mercati europei entusiasti del QE e investitori esteri che aldilà dei fondamentali continuano a favorire i Paesi periferici europei, che offrono sui Governativi ancora spazi per il Portogallo, ma che soprattutto sui mercati azionari sembrano poter cavalcare un trend rialzista indipendentemente dall’andamento dei mercati Usa. Il QE ha spazzato anche le preoccupazioni deflattive che erano state complicate anche dal crollo dei prezzi del petrolio.
Sul quadro geopolitico europeo nonostante la questione russo-ucraina sia scivolata in secondo piano le difficoltà economiche ucraine restano un’incognita e così la valutazione del Rischio Paese per la Russia. Infatti l’accordo dell’11 Marzo stipulato con il Fondo Monetario Internazionale che di fatto rinnova i termini di rilascio e le condizioni per un finanziamento di 17.5 ml di dollari Usa è legato alla capacità di governabilità dell’attuale Amministrazione sugli obiettivi concordati ed il permanere del “congelamento” del conflitto nelle zone calde. Di fatto l’Ucraina è un Paese extra UE, non è un Paese NATO e quindi gli spazi di manovra dell’UE son limitati anche se è interesse comune che questo nuovo piano non fallisca, onde evitare il default del Paese. D’altro canto sulla Grecia analogamente all’Ucraina son le privatizzazioni al centro del dibattitto domestico di Governo, ma in questo caso essendo all’interno dell’Unione Europea l’azione degli organismi comunitari è decisamente più efficace nonostante la data ultima di un accordo segue una Road Map che sta vivendo il momento più critico per gli equilibri politici del Paese, dopo i successi della sinistra di Tsipras.
Accantonate le due situazioni più calde che hanno caratterizzato il dibattito degli analisti internazionali occorre focalizzarsi sulla tornata elettorale particolarmente impegnativa che coinvolge diversi Paesi UE, come Germania, Estonia e Spagna, condizionando così scelte e opportunità sui relativi mercati finanziari ma soprattutto valutari nel caso di Polonia e Gran Bretagna.
In Spagna per Dicembre arriveranno le maggiori novità con il Partito di sinistra Podemos, nato sulle orme delle istanze degli “indignados”, che dopo le prove di forza in piazza è pronto a replicare le orme di Syriza e del suo recente successo in Grecia. Già dalle elezioni regionali prossime in Andalusia, per le altre regioni a Maggio, e per chiudere con la Catalonia a Settembre si avrà una chiara indicazione delle possibilità di una svolta nazionalista e quindi di una coalizione tra Podemos e il PSOE, il Partito socialista operaio, guidato dall’emergente 42enne Pedro Sanchez. Intanto lo spread tra Italia e Spagna sui titoli di Stato decennali si è annullato segno che oltre al QE anche che l’incognita elezioni non giustificavano un differenziale di consenso.
In Inghilterra il 7 Maggio si terranno le elezioni più imprevedibili degli ultimi 20 anni, centro sinistra e centro destra si scontrano all’ultimo voto, con la variabile impazzita rappresentata da UKIP, il partito per l’Indipendenza antieuropeista di Farage, e il DUP, il partito unionista protestante irlandese. Di conseguenza le allocazioni di portafoglio dovranno tenere conto di un dollaro forte che ha bruciato i minimi contro euro degli ultimi 12 anni e che tende alla parità e di una sterlina che si sta deprezzando verso dollaro usa ai minimi degli ultimi 20 mesi soprattutto dopo le dichiarazioni fatte da Carney sul rischio che una sterlina troppo forte potrebbe condizionare il rialzo dei tassi.
Conferenza suggerita: Dopo la Grecia, mercati alla prova elezioni: Spagna, Portogallo, Polonia e UK: implicazioni sui portafogli e sulle valute (25 marzo, ore 17.45, Sala 3)